Traumi tramandati: come riconoscerli e trasformarli con le costellazioni
Beatrice LencioniCondividi
Avete mai avuto la sensazione di vivere un peso che non riuscite a spiegare? Magari vi siete trovati a reagire con rabbia sproporzionata a una piccola critica, oppure a sentire un dolore che non appartiene davvero al vostro vissuto. Ci sono emozioni che sembrano non avere origine nel presente, eppure ci condizionano. È come se dietro di noi ci fosse un filo che ci lega a qualcosa di più grande, che arriva da lontano.
Quando mi sono avvicinata alle costellazioni familiari, prima come allieva e poi come professionista, ho capito che molte delle nostre difficoltà non nascono “qui e ora”, ma affondano le radici nelle storie di chi ci ha preceduti. È stato un momento rivelatore, perché mi ha permesso di guardare al mio stesso percorso con occhi diversi.
Cosa significa “trauma tramandato”
Parlare di traumi tramandati non significa per forza riferirsi a catastrofi o a ferite enormi. A volte basta un dolore non nominato, una perdita taciuta, un segreto di famiglia mai rivelato.
Pensiamo, per esempio, a una nonna che ha vissuto la guerra e non ha mai parlato di quello che ha visto. Oppure a un bisnonno emigrato lontano dalla sua terra, separato per sempre dai suoi affetti. O ancora a una sorella “dimenticata”, di cui non si è più parlato. Tutto questo, anche se non espresso, rimane.
Gli studi più recenti hanno persino osservato che eventi traumatici possono influire sul nostro corpo a livello epigenetico, cioè modificando il modo in cui i geni si esprimono. Ma senza addentrarci nei termini tecnici, basta osservare la vita quotidiana: certe paure non hanno spiegazioni logiche, eppure sono lì.
Quando ci accorgiamo che il dolore non è nostro
Molte persone arrivano in un percorso di counseling e costellazioni con domande che sembrano irrisolvibili: “Perché mi sento sempre in colpa?”, “Perché mi scelgo partner che finiscono sempre per abbandonarmi?”, “Perché non riesco a godermi la vita anche quando va tutto bene?”.
Queste domande mi riportano sempre a una consapevolezza: a volte ciò che ci portiamo dentro non è davvero nostro. È come se fossimo “portatori sani” di una memoria che chiede di essere riconosciuta.
Una volta ho accompagnato una ragazza che non riusciva a capire il motivo del suo terrore di restare sola. Nella costellazione è emerso il destino della sua bisnonna, che aveva perso marito e figli durante un bombardamento ed era rimasta completamente sola. Quel dolore non elaborato stava ancora facendo eco, due generazioni dopo. Quando lo abbiamo riconosciuto, la ragazza ha potuto guardare quella storia con rispetto, separandola dalla sua.
Le costellazioni familiari come strumento di trasformazione
Da counselor professionista e facilitatrice in costellazioni, utilizzo le costellazioni come una lente per osservare ciò che resta nascosto. È un metodo esperienziale, che non si basa sull’analisi mentale ma sull’apertura a un campo di percezioni e intuizioni condivise.
Durante una costellazione, che sia di gruppo o individuale, emergono dinamiche che sorprendono per la loro precisione. Una persona si mette al posto di un antenato mai conosciuto e improvvisamente percepisce emozioni intense che non sapeva spiegarsi. È come se la memoria del sistema familiare parlasse attraverso di noi.
Non si tratta di “teatro” né di fantasia. È piuttosto un linguaggio simbolico, che ci permette di entrare in contatto con verità sottili ma potenti.
Cosa accade in pratica in una costellazione
Molte persone mi chiedono: “Come funziona concretamente?”.
Se siamo in gruppo, chi porta la propria domanda sceglie alcune persone come rappresentanti: per sé stessa, per un familiare, per un concetto (come “paura”, “amore”, “morte”). Questi rappresentanti si muovono nello spazio, e senza sapere nulla della storia sentono emozioni, tensioni o impulsi che spesso corrispondono con straordinaria precisione al vissuto reale della famiglia.
Se lavoriamo in individuale, utilizziamo oggetti, fogli a terra o persino immagini interiori. Anche qui il processo è sorprendente: la persona, guardando il proprio campo dall’esterno, riesce a cogliere connessioni mai viste prima.
Il punto centrale è che ciò che era nascosto diventa visibile. E quando qualcosa viene visto, riconosciuto e accolto, inizia a trasformarsi.
Perché i traumi si tramandano
Un dolore non accolto tende a ripetersi. È come se il sistema familiare volesse a tutti i costi portare a galla ciò che è stato escluso. Per questo vediamo schemi che si ripetono: figli che vivono le stesse difficoltà dei genitori, nipoti che ripercorrono le storie dei nonni senza conoscerle davvero.
Un esempio personale: nella mia famiglia paterna c’era un fratello morto molto giovane di cui nessuno parlava mai. Durante un mio percorso personale ho sentito quanto quel silenzio avesse pesato: come se la vita chiedesse che quel ragazzo avesse finalmente un posto. Una volta riconosciuto, ho percepito dentro di me una leggerezza nuova. Non era più necessario portare un peso che non mi apparteneva.
Trasformare il trauma in risorsa
Questo è il cuore delle costellazioni: non eliminare il passato, ma trasformarlo. Dare un posto a ciò che non l’aveva mai avuto, onorare chi era stato dimenticato, guardare in faccia il dolore senza giudizio.
Una donna che ho seguito aveva sempre provato una rabbia inspiegabile verso la madre. In costellazione è emerso che quella rabbia apparteneva a una nonna esclusa dalla famiglia e mai più nominata. Quando la nipote ha potuto guardarla, darle un posto e riconoscerne la sofferenza, la rabbia verso la madre si è attenuata. In quel momento non solo ha trovato pace lei, ma ha sciolto un nodo che avrebbe potuto pesare anche sui suoi figli.
Il valore del riconoscimento
Perché i traumi tramandati chiedono di essere riconosciuti? Perché il dolore ignorato cerca sempre voce. Non possiamo cambiare ciò che è accaduto, ma possiamo cambiare il modo in cui lo portiamo nel cuore.
È un po’ come accendere una luce in una stanza buia: non cancelliamo gli oggetti che ci sono, ma possiamo finalmente vederli e muoverci senza inciampare.
Un cammino che unisce mente e cuore
Come counselor, accompagno chi si rivolge a me ad accogliere ciò che emerge senza forzature. Non c’è bisogno di “capire tutto”, ma di aprirsi all’esperienza. E come costellatrice, porto strumenti concreti per permettere a queste dinamiche di mostrarsi in modo semplice e immediato.
Il bello è che non serve conoscere nei dettagli la propria genealogia. Anche chi non sa nulla dei nonni o dei bisnonni può scoprire molto: il campo familiare trova sempre un modo per manifestarsi.
Una prospettiva teorica: il sistema familiare come organismo vivo
Le costellazioni si basano sull’idea che la famiglia sia un sistema, un organismo che cerca sempre equilibrio. Ogni esclusione, ogni dolore non elaborato crea uno squilibrio che, in qualche modo, viene compensato dalle generazioni successive.
Questa visione sistemica ci ricorda che non siamo isole, ma parte di una rete più grande. E proprio per questo, quando uno dei nodi del sistema trova riconoscimento, l’intero campo familiare ne beneficia.
Quando rivolgersi alle costellazioni
Le costellazioni non sono “magia” né una scorciatoia. Sono uno strumento che apre spazi di consapevolezza. Si può scegliere di lavorare con esse quando ci si accorge che certi schemi si ripetono, quando si sente un peso inspiegabile o quando si desidera guardare la propria storia con occhi nuovi.
Molti arrivano pensando di voler “aggiustare” un problema, e scoprono invece che il vero dono è sentirsi più in pace con se stessi e con le proprie radici.
Conclusione: dal trauma al dono
Riconoscere i traumi tramandati non significa rimanere intrappolati nel passato, ma liberarsene. È un atto di amore verso se stessi e verso la propria famiglia.
Le costellazioni familiari ci insegnano che anche il dolore può trasformarsi in risorsa, se gli diamo un posto. E che, nel momento in cui riconosciamo ciò che è stato, possiamo scegliere di vivere il presente con più libertà e autenticità.
Se senti che alcuni pesi che porti non sono davvero tuoi, o se hai voglia di approfondire questo cammino, puoi visitare beatricelencioni.it, oppure contattarmi attraverso la pagina contatti. Offro anche un colloquio gratuito online, uno spazio sicuro per ascoltare la tua storia e capire insieme come procedere.
Non si tratta di dimenticare, ma di trasformare. Di fare pace con ciò che è stato, per poter camminare più leggeri verso ciò che sarà.