
Quando ti annulli per gli altri: come ritrovare te stessə
Beatrice LencioniCondividi
C'è un momento, nella vita di molte persone, in cui ci si sveglia con la sensazione di non sapere più chi si è. Non succede tutto in una volta. Si comincia con l'essere sempre pronti ad aiutare, a farsi in quattro, a cancellare un impegno personale per tendere una mano, a dire "sì" quando il cuore sussurra un timido "no". All'inizio sembra normale: un gesto d'affetto, un atto di cura. Poi, senza accorgertene, diventa abitudine. E da lì a farne una gabbia, il passo è breve.
Nel mio lavoro di counselor relazionale mi capita spesso di incontrare donne e uomini che, a furia di esserci per gli altri, hanno smesso di esserci per se stessə. Persone gentili, attente, generose, che però si sentono svuotate. Quando chiedo loro: "Cosa ti fa stare bene?", spesso calano gli occhi. Non perché non vogliano rispondere, ma perché non lo sanno più.
Spesso questo bisogno di essere sempre presenti ha origini lontane. Per alcuni nasce nell'infanzia: si cresce con l'idea che l'amore si meriti, che il proprio valore sia legato a quanto si riesce a rendersi utili. "Se sono bravo, mi vogliono bene", "Se non do fastidio, vengo accettatə". E così, crescendo, si diventa esperti nel comprendere gli altri, nel prevenirne i bisogni, nel sistemare le cose. Ma chi si prende cura di te?
La cultura in cui viviamo, poi, non aiuta. Esalta il sacrificio come prova d'amore, la disponibilità come virtù. Ci viene insegnato che il tempo dedicato a se stessi è un lusso, non un bisogno. E così, giorno dopo giorno, impariamo a metterci in secondo piano. Fino a dimenticarci del tutto.
All'inizio non te ne accorgi. Magari ti senti solo un po' stancə, un po' irritabile. Poi cominci a dire frasi come "Non so più cosa mi piace", "Mi sento vuotə", "Non riesco mai a fermarmi". Eppure continui. Continui perché hai sempre fatto così, perché hai paura di deludere, perché non sai più come si fa a mettere un confine.
Il corpo, però, parla. E lo fa in tanti modi: insonnia, mal di testa, tachicardie, stanchezza cronica. Oppure un senso di rabbia che ti brucia dentro, anche se non capisci bene contro chi. Ti sei mai sentitə arrabbiatə con chi ami, ma senza un motivo apparente? Spesso succede quando diamo troppo e riceviamo troppo poco, quando ci sforziamo di tenere tutto insieme mentre dentro ci sentiamo in pezzi.
La verità è che puoi voler bene agli altri senza dimenticarti di te. Puoi esserci, ma non sempre. Puoi aiutare, ma non a costo della tua pace interiore. Dire "no" non ti rende egoista. Ti rende sincerə. Dire "mi dispiace, oggi ho bisogno di me" è un atto di rispetto. E chi ti vuole bene davvero, lo capirà.
Una volta, una cliente mi ha detto: "Ho paura che se smetto di essere utile, smetto di essere amata". E io le ho risposto: "E se invece cominciassi ad amarti proprio perché ti dai il diritto di esserci per te?". È stato un momento di svolta. Da lì, ha iniziato a fare piccoli gesti per sé: una camminata da sola, un libro letto senza colpa, una cena in silenzio. Sembrano cose da niente, ma sono rivoluzioni gentili.
Il ritorno a sé non è un atto rumoroso. Non serve sparire, partire, tagliare tutto. A volte basta ricominciare a chiedersi: "Cosa voglio io, davvero?". E non serve nemmeno avere tutte le risposte. Basta iniziare a farsi le domande giuste.
Un altro passo importante è imparare a riconoscere i segnali che ti stai trascurando. Se ti senti costantemente stancə, se ogni richiesta altrui pesa come un macigno, se non ricordi più l'ultima volta che hai fatto qualcosa solo per piacere... è il momento di fermarti. Di respirare. Di ascoltarti.
Magari all'inizio ti sembrerà difficile. Ti sentirai in colpa, sbagliatə, esageratə. Ma è solo la vecchia voce interiore che ti chiede di restare nel ruolo che hai sempre interpretato. Non devi zittirla. Devi solo decidere se vuoi continuare a vivere secondo le aspettative degli altri, o iniziare a vivere secondo i tuoi bisogni autentici.
E non è un cammino che devi fare da solə. A volte, parlare con qualcuno che sappia ascoltare senza giudicare può fare una grande differenza. Se senti che è il tuo momento, puoi contattarmi qui oppure richiedere un colloquio gratuito. Spesso basta uno spazio sicuro per iniziare a ritrovarsi.
Tornare a se stessə significa anche accettare che non puoi essere tutto per tuttə. E che non serve esserlo. I tuoi bisogni non sono meno importanti di quelli degli altri. Le tue emozioni meritano rispetto. Il tuo tempo ha valore.
Se ti sei dimenticatə di te lungo la strada, sappi che puoi tornare indietro. O meglio: puoi andare avanti, ma con te al tuo fianco. Con la tua voce, i tuoi desideri, i tuoi "no" che aprono spazio a nuovi "sì".
E se hai bisogno di un primo passo, ti invito a conoscere meglio quello che faccio sul mio sito beatricelencioni.it. Lì troverai parole, percorsi e strumenti per aiutarti a riscoprire ciò che conta davvero: te.
Bibliografia di riferimento:
- "The Disease to Please" di Harriet B. Braiker
- Articolo "Why Saying No Is Important" - Psychology Today
- Articolo "Perché ci dimentichiamo di noi?" - Riza.it