tecniche per ridurre lo stress | Counselor a Torino

Quando lo stress prende il sopravvento

Beatrice Lencioni

Lo stress non è un nemico, ma un messaggero. Il corpo sa come riportarci all’equilibrio: basta imparare ad ascoltarlo. Tecniche semplici come il respiro, il contatto, il movimento o l’aroma di un’essenza possono trasformare il nostro stato interno in pochi minuti.

 

Ci sono giorni in cui lo stress arriva come un’onda improvvisa.
Non lo vedi, non lo senti arrivare, ma a un certo punto ti trovi immerso: il battito accelera, il respiro si fa corto, la mente corre senza direzione. Eppure, il corpo lo sapeva già.
Lo stress non si presenta mai in silenzio: si annuncia, bussa, parla. A volte grida.

È in quei momenti che tutto sembra sfuggire di mano. Ti sforzi di mantenere il controllo, ma più ti aggrappi, più scivola via. Ti dici “devo calmarmi”, ma il corpo non obbedisce.
Eppure, non è un nemico: è un messaggero. Ci sta dicendo che è arrivato il momento di fermarsi, di respirare, di tornare dentro.

Il corpo non mente mai. È la bussola più onesta che abbiamo.

Ci avverte con segnali precisi — tensione alle spalle, respiro affannato, mani fredde, mente confusa — che stiamo andando oltre la soglia naturale di sopportazione.
E mentre cerchiamo di zittirlo, lui continua a parlarci. A volte con un nodo alla gola, a volte con un peso sul petto.

La verità è che lo stress è una reazione antica, profondamente umana. Il sistema nervoso si attiva per proteggerci, ma spesso non sa distinguere tra un vero pericolo e una semplice preoccupazione. Il corpo si prepara alla fuga, anche se il pericolo è solo una riunione, un ricordo o una parola detta nel momento sbagliato.
Eppure, dentro di noi esiste anche un altro meccanismo: quello che ci riporta alla calma.

Il corpo sa come tornare al suo equilibrio. Basta ricordarglielo.

A volte lo fa con un gesto semplice, come immergere il viso in acqua fredda.
Il tuffo improvviso, il brivido che scuote e poi, d’improvviso, il cuore che rallenta. Si chiama riflesso vagale: un meccanismo naturale che disattiva la tempesta interna. Bastano pochi secondi per ritrovare lucidità, come se l’acqua portasse via l’eccesso di pensieri.
È un piccolo reset fisiologico, un modo per dire al corpo: “puoi rallentare”.

Altre volte, la chiave è nel respiro.
C’è una sequenza che funziona sempre: inspira per quattro secondi, trattieni per due, espira lentamente per sei.
Il respiro 4-2-6.
Provalo con calma, adesso, mentre leggi.
Quando l’espirazione si allunga, il cuore segue il ritmo, la mente si distende, il corpo rientra nei suoi confini. È un linguaggio antico che tutti conosciamo, ma che dimentichiamo di parlare.

La calma ha la voce del cuore.
Quando respiriamo con costanza, sei respiri al minuto, il corpo entra in uno stato chiamato coerenza cardiaca. È come se tutto, dentro di noi, iniziasse a danzare allo stesso tempo: il cuore, il respiro, i pensieri.
Non servono apparecchi sofisticati per sentirlo — basta fermarsi, inspirare, espirare con dolcezza.
In quei momenti, il sistema nervoso trova un suo ritmo, il cortisolo si abbassa, e dentro di noi si apre uno spazio di silenzio.

A volte però non basta il respiro, serve un rifugio.

Allora chiudi gli occhi e immagina un luogo sicuro.
Può essere un posto che esiste davvero o uno che vive solo nella tua memoria: il rumore del mare, la luce del mattino su una stanza, una voce che ti ha calmato.
Quando la mente lo ricrea, il corpo ci crede.
In due minuti la frequenza cardiaca scende, il respiro si regolarizza, e dentro si accende una quiete discreta.
Quel luogo interiore non se ne va più: resta lì, a ricordarti che la sicurezza non è solo fuori, ma anche dentro di te.

Anche un profumo può diventare un alleato.

L’aroma del bergamotto, per esempio, ha un potere sorprendente. Non solo perché gli studi confermano che abbassa il cortisolo e la pressione, ma perché è capace di toccare le emozioni più profonde.
Il profumo entra nel corpo senza chiedere permesso, passa attraverso il respiro e parla direttamente all’anima.
Inalarlo per qualche minuto può trasformare il tuo stato interno, come se una finestra si aprisse e l’aria tornasse fresca.

E poi c’è il movimento, quello più naturale e primordiale: dondolarsi.

Sedersi e lasciarsi oscillare avanti e indietro, lentamente.
Un gesto che il corpo conosce da sempre — i neonati lo cercano, gli adulti lo dimenticano. Eppure, quel ritmo cullante sincronizza le onde cerebrali, calma il sistema nervoso e ci riconnette con la parte più tenera di noi.
È un gesto di ritorno, una carezza al nostro sistema nervoso.

Ci sono anche respiri che il corpo fa da solo, senza che ce ne accorgiamo.
Hai mai notato che, dopo un pianto, arriva un sospiro profondo?
Due piccole inspirazioni e poi una lunga espirazione.
È il sospiro fisiologico: un modo che il corpo usa per resettarsi.
Ripeterlo consapevolmente calma l’amigdala, normalizza i livelli di anidride carbonica e spegne in pochi secondi il picco di stress.
È come se il corpo dicesse: “ci penso io”.

E poi, la più antica delle medicine: il riposo.

Dieci minuti, non di più.
Un power nap è sufficiente per ridurre i marcatori di stress e migliorare la vigilanza senza cadere nel torpore del sonno profondo.
Chiudere gli occhi anche solo per pochi minuti è un atto di fiducia nella vita, un modo per dirsi che non tutto deve essere sotto controllo.

Ma tra tutte le pratiche, ce n’è una che resta la più potente e semplice: l’abbraccio.

Puoi riceverlo, ma puoi anche dartelo.
Avvolgere le braccia intorno al proprio corpo per venti secondi stimola l’ossitocina, abbassa il cortisolo e comunica al sistema nervoso che sei al sicuro.
È un gesto che non ha bisogno di parole. È il corpo che parla al corpo.
Ogni volta che ti abbracci, ti ricordi che puoi fidarti di te.

Tutte queste piccole azioni — un respiro, un tuffo, un profumo, un movimento, un abbraccio — sono come chiavi sparse nel quotidiano.
Non servono rituali lunghi o tecniche complesse: servono presenza e gentilezza.
Il corpo non dimentica mai come si fa a guarire, ma ha bisogno di essere ascoltato.

Ogni gesto consapevole è una scelta.

E ogni scelta contiene il potenziale di un nuovo destino.

Scegliere di fermarsi, di respirare, di abbracciarsi, significa interrompere il ciclo automatico della reazione.
Significa dire a se stessi: “posso fare tanto”.
E quel tanto, spesso, è già tutto.

Quando impariamo ad ascoltare i segnali del corpo, scopriamo che lo stress non è un nemico, ma un linguaggio. Ci invita a cambiare ritmo, a riscrivere la nostra giornata, a tornare in contatto con ciò che siamo davvero.
È un richiamo gentile alla presenza, un invito a tornare casa — dentro di noi.

E se senti che da solo non riesci a ritrovare equilibrio, non c’è nulla di sbagliato nel chiedere aiuto.

Il counseling relazionale può accompagnarti a comprendere questi segnali, a trasformare lo stress in consapevolezza e presenza.
Io lavoro proprio in questa direzione: aiutare le persone a ritrovare il contatto con se stesse e con il proprio corpo, a riconoscere le emozioni e riscoprire la calma naturale che abita in ognuno.

Puoi scoprire di più sul mio sito beatricelencioni.it, scrivere direttamente dalla pagina contatti, oppure prenotare un colloquio gratuito per iniziare a capire insieme come gestire lo stress nella tua vita quotidiana.

Perché lo stress non è la fine della calma.
È solo il segnale che è tempo di ritrovarla.

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