
Quando l’amore ti fa sentire sbagliatǝ: ritrova te stessǝ
Beatrice LencioniCondividi
Se devi nasconderti per essere amatǝ, non è amore. È adattamento.
Ti sei mai sentitǝ fuori posto in una relazione? Come se, ogni volta che mostravi la tua vera natura, qualcosa si incrinasse? Non sei solǝ. È più comune di quanto si pensi ritrovarsi in relazioni dove l’amore sembra legato a una condizione: vai bene solo se ti adatti. Così, sentirsi sbagliatǝ in amore diventa un’esperienza quotidiana, e l’autenticità finisce per essere vissuta come un problema.
In questo articolo voglio parlarti proprio di questo: di come riconoscere quelle dinamiche relazionali tossiche che, poco alla volta, ti fanno dubitare di chi sei. Ma anche di come puoi, un passo dopo l’altro, tornare a scegliere te stessǝ.
Perché no, non sei sbagliatǝ. L’amore, quello vero, non ti chiede di cambiare: ti accoglie, ti ascolta e ti sostiene.
Chi ti fa sentire sbagliatǝ quando sei te stessǝ, non ti sta amando davvero
Mi è capitato spesso di ascoltare in silenzio chi si sedeva davanti a me e diceva, con gli occhi lucidi e un filo di voce: “Non capisco, Beatrice… più cerco di essere me stessa, più lui si allontana… mi dice che sono troppo, o troppo poco. Inizio a pensare che forse ha ragione. Forse sono io il problema.”
E ogni volta mi si stringe qualcosa dentro. Perché so bene cosa si prova quando chi dovrebbe amarti ti fa sentire fuori posto, inadeguata, stonata. Quando ti innamori e lentamente, quasi senza accorgertene, inizi a mettere in discussione ciò che sei. E così, invece di fiorire, ti rimpicciolisci.
Quando amare fa male alla tua autenticità
C’è un amore che sostiene, incoraggia, abbraccia anche le parti più fragili. E poi c’è quello che giudica, che ti corregge continuamente, che ti fa sentire sempre un po’ "fuori misura". È facile confonderli, soprattutto se sei cresciuta (o cresciuto) con l’idea che per essere amata/o devi “essere all’altezza”, comportarti in un certo modo, compiacere, sistemarti, smussare gli angoli.
Ma la verità è che l’amore vero non ti fa sentire sbagliata quando esprimi la tua natura più autentica. Al contrario, la celebra.
Il problema, però, è che quando sei dentro una relazione in cui ti senti “non abbastanza” o “troppo”, la confusione regna sovrana. Ti chiedi se stai esagerando. Ti domandi se sei tu ad avere qualcosa che non va. Ti convinci che se cambi, magari le cose andranno meglio.
E così smetti di ridere come ti viene naturale, ti censuri, trattieni il tuo entusiasmo o le tue lacrime. Ti osservi da fuori, come se fossi in un’aula di tribunale, costantemente sotto processo.
L’amore non è una gabbia: è uno spazio dove puoi respirare
Chi ti ama davvero, ti lascia spazio. Spazio per sbagliare, per dire la tua, per non essere sempre brillante o in forma. Spazio per avere opinioni, sogni e anche momenti no.
Se ogni tua fragilità viene interpretata come un difetto da correggere, se ogni parte emotiva viene ridicolizzata o svalutata, allora non sei amata: sei manipolata.
E non serve che l’altro ti umili esplicitamente. A volte il giudizio passa da silenzi lunghi e pesanti, da frasi passive-aggressive, da confronti continui con chi è “meglio di te”. Oppure da quel senso di colpa strisciante che ti accompagna ogni volta che scegli te stessa al posto della coppia.
Mi fermo un attimo qui per dirti una cosa che ripeto spesso anche nei miei colloqui online: puoi amare qualcuno, ma se quell’amore ti soffoca, allora non è amore per te.
Se hai bisogno di uno spazio dove parlarne senza sentirti giudicata o etichettata, puoi scrivermi direttamente per un colloquio gratuito. È uno spazio tutto tuo, per rimettere insieme i pezzi.
Perché restiamo dove non siamo visti?
Restare dove ci sentiamo sbagliati sembra paradossale, ma spesso è familiare. Se ti hanno fatto credere che il tuo valore dipende da quanto ti fai andare bene le cose, allora è probabile che tu confonda la resistenza con la forza e la sopportazione con l’amore.
Non è colpa tua. È un modello che hai imparato, spesso molto presto.
Molti degli articoli che ho letto mentre scrivevo questo approfondimento — come ad esempio quello di Silvia Congost o i contributi di Psicoadvisor — parlano proprio di questo: quanto sia radicato l’autoannullamento in certe dinamiche affettive. Quando ti sei costruito una maschera per piacere, quando l'amore è stato condizionato al tuo comportamento, può diventare difficile capire dove inizi tu e dove finiscono le aspettative degli altri.
Spesso si resta perché si spera che, cambiando, saremo finalmente amati nel modo in cui abbiamo bisogno. Ma questo è un miraggio: l’amore che ti costringe a cambiare identità, non è amore. È adattamento.
Le frasi che fanno male: piccole spine quotidiane
“Sei sempre la solita.”
“Ma devi proprio farla così lunga?”
“Non riesco a parlarti, sei troppo emotiva.”
“Guarda tua sorella, lei sì che sa stare in una relazione.”
Sembrano frasi innocue, dette magari in momenti di tensione. Ma ripetute nel tempo, diventano stile comunicativo. Un modo per dirti che devi essere diversa, più comoda, più funzionale.
Queste parole feriscono perché non criticano un comportamento, ma colpiscono la tua essenza. Non dicono “questo gesto mi ha fatto male”, ma “tu, per come sei, non vai bene”.
E allora impari a silenziarti. A vestirti come piace a lui o lei. A non raccontare certe cose per non “disturbare”. A non ridere troppo forte. A ridurre tutto ciò che sei a una versione che possa essere accettata.
Ma una versione accettata non è una persona amata. È un compromesso.
La trappola del “forse sto esagerando”
Una delle frasi più ricorrenti che sento quando accompagno qualcuno nel percorso di counseling relazionale è: “Ma magari sono io che me la prendo troppo”.
No. Fermati. Respira.
Tu non sei “troppo sensibile”. Sei sensibile. E la sensibilità non è un difetto: è un dono. Se in una relazione ti senti sempre in difetto, forse non è la tua sensibilità a essere il problema, ma il contesto in cui ti trovi.
Il dubbio è sano, certo. Ma quando diventa cronico e ti corrode, allora è diventato un modo per disconoscere la tua realtà.
Se ti senti svalutata, messa da parte, esclusa, non è perché sei fragile. È perché c’è qualcosa che non sta funzionando nel legame. E finché continui a dare tutta la responsabilità a te stessa, non potrai vederlo con chiarezza.
Riconoscere e interrompere il ciclo
È difficile. Spesso fa paura. Perché lasciare andare una relazione in cui non ti senti vista significa anche rinunciare al sogno che quella persona, un giorno, ti amerà come speri. Ma se quel giorno non è mai arrivato, forse è il momento di chiederti: quanto ancora vuoi aspettare?
Interrompere questo ciclo non vuol dire diventare cinici o smettere di amare. Vuol dire scegliere te stessa. Vuol dire dire “basta” alla continua auto-correzione, e iniziare ad ascoltare davvero la tua voce interiore.
Un buon punto di partenza è parlarne. A volte una conversazione sincera può aprire strade nuove. E se senti il bisogno di uno spazio neutro e accogliente, puoi scrivermi attraverso la pagina dei contatti. Ti risponderò con cura.
E se invece l’altro cambia davvero?
Può succedere. Ma non perché lo implori o ti annulli. L’altro cambia se vuole cambiare. Se si rende conto del dolore che provoca. Se è disposto a mettersi in discussione, a imparare a comunicare in modo diverso, a scegliere di amare in modo più consapevole.
Ma tu non puoi portare sulle spalle il cambiamento dell’altro. Puoi solo essere te stessa. E in questo, hai già fatto la parte più difficile.
Amarti è un atto rivoluzionario
C’è un passaggio, quasi invisibile, che avviene quando inizi a scegliere te. Quando smetti di adattarti, quando inizi a dire “no”, quando riprendi a ridere senza chiederti se è troppo. In quel momento, inizi a fiorire.
Non tutti resteranno. Ma chi resta, lo farà per la persona che sei, non per quella che provi a diventare.
Ricorda: chi ti fa sentire sbagliata quando sei te stessa, non ti sta amando davvero. E tu meriti un amore che ti guardi e dica: “Che bello che sei proprio così”.
Se senti che è arrivato il momento di parlare con qualcuno che possa accompagnarti senza giudizio, con rispetto e ascolto vero, puoi richiedere un colloquio gratuito. Non sei sola. E non sei sbagliata. Mai.