
Programmare la vecchiaia: un viaggio consapevole tra sorprese e serenità
Beatrice LencioniCondividi
“La giovinezza sorprende, la vecchiaia si costruisce: coltiva oggi la serenità che vorresti vivere domani.”
Non solo un concetto, ma un abbraccio con la vita: la tua è cominciata in un vortice pieno di imprevisti, quella che verrà può essere pensata con cura, e soprattutto con calore.
Da giovane — o anche da adulto maturo — spesso ci sentiamo come lanciati in un mare in burrasca senza bussola. Si vivono entusiasmi forti, decisioni azzardate, cambiamenti repentini: insomma, la giovinezza e la maturità sono davvero due età allo sbaraglio, dove tutto può succedere, senza preavviso. E per assurdo, a volte è proprio questa imprevedibilità che regala le occasioni più intense, le scoperte più autentiche, i legami più significativi.
Eppure, Franca Valeri, con la sua ironia sottile, osservava: «La giovinezza e la maturità sono età allo sbaraglio. Tutto può succedere. La vecchiaia no, si può programmare».
È un’immagine che mi colpisce, perché non è una frase cupa o dolorosa: è quasi una promessa. Una promessa di ordine nel caos, di dolce attesa invece che sorpresa continua.
Quando tutto può succedere… le età dell’esplorazione
Ricordo i miei vent’anni: una decisione improvvisa, un viaggio inaspettato, un’amicizia luminosa che è sbocciata in un weekend. Quanti piani fatti e disfatti, quanti slanci senza garanzie. È bellissimo, certo, però... è facile sentirsi persi, come in balia degli eventi.
E anche nella maturità, quella fase in cui presumibilmente siamo più stabili, le cose sfuggono a ogni schema. Capita di trovarsi a un bivio, anche a trentacinque o quarant’anni, e sentirsi spiazzati come ai tempi dell’università. Un cambio di lavoro, una relazione finita: c’è sempre qualcosa che spira sbilenco.
Queste sono le età delle esperienze “allo sbaraglio”, dove il confine tra rischio e scoperta è davvero sottile, e non sempre c’è una cartina per orientarsi.
Vecchiaia programmata: che cosa significa davvero
E qui entra in scena quel “programmare” della vecchiaia, che può sembrare freddo, ma in verità nasconde un’idea rassicurante: dalla consapevolezza, dalla cura, può nascere serenità.
Quando penso a programmare la vecchiaia, non intendo liste rigide o tabelle. Intendo qualcosa di più profondo: coltivare quello che Valeri chiama una preparazione che comincia presto. È come piantare un albero da frutto: serve pazienza, cura, nutrimento — e l’albero darà frutti a tempo debito, con grazia.
Negli studi sull’«arte del saper invecchiare» si parla proprio di questo: non si tratta solo di tenere allenata la mente o il corpo, ma di sviluppare curiosità, relazioni, consapevolezza, cultura e, soprattutto, accoglienza verso il passare del tempo.
Iniziare da subito: piccoli semi per grandi frutti
E allora che ne dici di guardare al futuro con dolcezza, dentro la tua pratica di counselor? Potresti raccontare — senza giudizio, ma con intimismo — che hai iniziato da giovane a leggere storie di età diverse, a tenere un diario, a coltivare legami intergenerazionali. Senza fare progetti grandiosi, solo tenere aperto il dialogo con te stessa, ogni giorno.
Questo atteggiamento, che può sembrare lieve, si trasforma in risorsa per quando sarai più avanti negli anni. Sarà come sedersi in una stanza piena di ricordi, ancora pieni di vita, e sentire che, in fondo, tutto è già lì. Progettare la vecchiaia è, in fondo, valorizzare ogni ora vissuta, fin da subito.
La mia storia (racconto colloquiale e inclusivo)
Ti confido qualcosa che sento spesso raccontare nella stanza con le persone che accompagno: c’è chi, a quarant’anni, inizia a pensare alla vecchiaia — e allora capisce di aver sbagliato parola: non si tratta di “iniziare a invecchiare”, ma di cominciare a “prendersi cura del proprio cammino”. Perché prepararsi significa non aver paura, significa rendere ogni giorno un piccolo gesto di cura verso se stessi.
Mi commuove sapere che, in questo percorso, si può mantenere una voce viva, curiosa, in continua trasformazione. Non serve evitare di invecchiare, serve imparare a farlo dando valore a ogni passo, a ogni esperienza, a ogni affetto.
Parlami, vieni a conoscermi
Se stai leggendo e senti che vorresti esplorare questa possibilità, ti invito con calore a visitare beatricelencioni.it per capire come prendersi cura della propria storia, a richiedere un colloquio gratuito per avviare questo cammino insieme, oppure a contattarmi attraverso la pagina contatti. Parlare, pianificare, prendersi cura: è tutto lì, in una conversazione autentica.
Un invito alla dolce programmazione
Allora, che ne dici? Non serve temere l’imprevedibilità di certe età, ma mantenerne il vigore. E non serve temere la vecchiaia, se la accogli come un atto intimo di progettualità. La giovinezza e la maturità sono, sì, età dove tutto può succedere. Ma la vecchiaia può essere preparata, coltivata, accolta con gratitudine. In fondo, programmare non è mettere ordine, ma dare spazio alla vita che vuoi costruire.
Con affetto e ascolto,
una counselor che crede nella bellezza di ogni età