riprendere in mano la propria vita

Come riprendere in mano la tua vita: passi veri per ricominciare

Beatrice Lencioni

Sommario / TL;DR

Quando senti di aver perso il controllo della tua vita, il primo passo non è “fare di più”, ma fermarti ad ascoltarti e dare un senso a ciò che stai vivendo. Riprendere in mano la propria vita non significa stravolgere tutto in una notte, ma scegliere piccoli gesti quotidiani che ti riportino al centro: il tuo corpo, le tue emozioni, le relazioni che ti nutrono. Un percorso di counseling relazionale può aiutarti a ritrovare direzione, fiducia e strumenti concreti per costruire, passo dopo passo, una vita che ti somigli davvero.

Articolo aggiornato al 20 novembre 2025.


Quando hai la sensazione di non essere più alla guida della tua vita

Ci sono momenti in cui ti svegli la mattina e ti sembra di vivere la vita di qualcun altro. Le giornate scorrono, fai “quello che devi”, ma dentro senti un vuoto o una stanchezza che non sai spiegare.

Magari guardi indietro e ti chiedi: “Come ci sono arrivata qui? Quando ho smesso di scegliere davvero per me?”.

Può succedere dopo una separazione, un lutto, un trasferimento, la perdita del lavoro, la nascita di un figlio, un esaurimento di energie accumulato in anni di “vado avanti e poi si vedrà”. Ma può succedere anche senza un evento preciso: semplicemente, un giorno ti accorgi che non ti riconosci più nella vita che stai vivendo.

In quei momenti è facile sentirsi sbagliati, deboli, incapaci. In realtà, quella sensazione scomoda è anche un messaggio: qualcosa in te sta dicendo “così non va più bene, è ora di cambiare strada”.

Riprendere in mano la propria vita non è un capriccio: è un bisogno profondo di tornare ad allineare ciò che fai a ciò che sei.

Da dove si comincia davvero a riprendere in mano la propria vita

Può sembrare paradossale, ma spesso il primo passo non è fare di più: è fermarsi. Quando ti senti travolta dagli impegni, l’istinto è correre ancora più forte. Ma se continui a correre in una direzione che non è la tua, ti allontani sempre di più da te stessa.

Fermarsi significa concedersi spazi di silenzio: una passeggiata senza cuffie, dieci minuti la sera in cui ti chiedi “come sto davvero?”, un quaderno su cui scrivere pensieri e domande.

Non è tempo perso. È il tempo in cui inizi a riascoltare la tua voce interna, quella che per anni è rimasta coperta dal rumore delle aspettative, delle paure, dei doveri.

Spesso le persone che arrivano in studio, a Torino o online, mi dicono: “So solo che sto male, ma non so perché”. Mettere in parole quello che senti è già un modo per riprendere un po’ di controllo: passi da “è tutto un caos” a “mi sento triste”, “mi sento in colpa”, “mi sento arrabbiata”, “mi sento bloccata”.

Non servono termini tecnici. Bastano parole semplici e sincere. Quando inizi a riconoscere le tue emozioni, smettono di essere un nemico invisibile e diventano qualcosa con cui puoi dialogare.

Un altro passaggio importante è accettare che una parte della vita non dipende da te: le scelte degli altri, gli imprevisti, certe situazioni lavorative. Ciò che puoi riprendere in mano è la tua risposta a quello che succede: come ti parli, come ti prendi cura di te, quali limiti metti, quali strade scegli invece di restare ferma dove stai male.

Questo richiede tempo e, spesso, anche un confronto con qualcuno che ti aiuti a vedere alternative che da sola fatichi a immaginare.

Piccoli passi concreti per riprendere in mano la propria vita

Quando ti dici “devo riprendere in mano la mia vita”, è facile cedere alla tentazione delle rivoluzioni drastiche: cambiare città, lavoro, partner, tagliare tutto e tutti.

A volte un cambiamento forte è necessario, ma nella maggior parte dei casi la trasformazione profonda passa da gesti piccoli, ripetuti, concreti.

Un primo ambito è riorganizzare le giornate con routine gentili. Non parlo di giornate perfette, ma di inserire una o due abitudini che ti ricordino che esisti anche tu, non solo i doveri. Può essere:

  • una colazione fatta con calma invece che in piedi davanti al lavandino;
  • un orario serale in cui ti stacchi da schermi e social;
  • un “no” in più a qualcosa che ti prosciuga.

Sono dettagli solo in apparenza. In realtà, sono i primi mattoni con cui costruisci una vita meno in automatico e più scelta.

Riprendere in mano la tua vita passa anche dal tornare ad abitare il tuo corpo: respirazioni consapevoli, una camminata quotidiana, un corso che ti faccia muovere senza giudizio (yoga dolce, danza libera, stretching).

Non serve “performare”: l’obiettivo non è diventare atletica, ma riaprire un dialogo affettuoso con il tuo corpo, invece di viverlo come un nemico o un robot da spremere.

Un altro passo concreto è riavvicinarsi alle relazioni che nutrono. Quando ti senti in crisi, potresti chiuderti o circondarti solo di persone che confermano il tuo senso di inadeguatezza.

Riprendere in mano la tua vita significa anche guardare con sincerità alle relazioni: chi ti fa sentire vista e rispettata? Con chi puoi essere te stessa senza paura di essere giudicata?

Non sempre è possibile cambiare subito tutto il contesto, ma puoi iniziare scegliendo di investire tempo ed energie nelle relazioni che ti fanno bene e mettendo un po’ di distanza da quelle che ti svuotano.

Gli ostacoli più comuni quando provi a cambiare vita

Se fosse semplice, l’avresti già fatto. Ci sono resistenze interne che rallentano il cambiamento e che è importante riconoscere.

Una di queste è la voce interiore che ti sabota, quella che sussurra:

  • “Non ce la farai mai.”
  • “Se cambi deluderai qualcuno.”
  • “È troppo tardì per ricominciare.”

Spesso questa voce nasce da frasi che hai sentito da bambina/o, da esperienze in cui non sei stata ascoltata, da confronti continui con gli altri. Non è la verità. È un filtro.

In un percorso di counseling relazionale si lavora proprio su queste narrazioni interne: le si ascolta, si capisce da dove arrivano e, lentamente, si impara a non lasciarsi comandare da loro.

Un altro ostacolo potente è l’idea che chiedere aiuto sia segno di debolezza. Ti dici: “Gli altri ce la fanno, perché io dovrei chiedere supporto?”.

La verità è che nessuno si salva da solo. Tutti, nei passaggi delicati, hanno avuto almeno una presenza che ha fatto la differenza: un’amica, un parente, un professionista. Riconoscere di aver bisogno di uno sguardo esterno non ti rende fragile. Ti rende onesta con te stessa.

Infine c’è il peso del passato che ti trattiene: storie famigliari, relazioni passate, legami pieni di non detti che ti tengono ancorata a ruoli che non senti più tuoi: “quella che deve sempre essere forte”, “quella che non dice mai di no”, “quella che non crea problemi”.

Riprendere in mano la tua vita significa anche avere il coraggio di mettere in discussione questi ruoli, di dire “non voglio più funzionare solo così”. È un lavoro delicato, che spesso richiede uno spazio protetto dove poter esplorare il tema senza giudizio.

Come può aiutarti un percorso di counseling relazionale

Nel mio lavoro di counselor relazionale e olistica a Torino accompagno proprio persone che stanno vivendo questa sensazione di smarrimento e desiderano ricominciare a vivere una vita più loro.

Il counseling non è una terapia medica e non sostituisce eventuali cure specialistiche. È uno spazio di ascolto e di esplorazione in cui:

  • puoi raccontarti senza dover “fare bella figura”;
  • puoi mettere ordine fra pensieri confusi e stati d’animo intensi;
  • puoi scoprire nuove prospettive su situazioni che da sola vedi sempre allo stesso modo;
  • puoi allenarti a fare scelte più allineate a ciò che senti e desideri davvero.

Ho scelto consapevolmente di concentrarmi su chi non si riconosce più nella propria vita, su chi ha vissuto delusioni relazionali e fatica a ritrovare fiducia: non parlo a “tutti”, parlo a chi si ritrova in queste domande.

Sul sito principale trovi una presentazione più ampia del mio percorso e del mio modo di lavorare:
👉 https://beatricelencioni.it

Se senti che questo è un momento di svolta e desideri farti accompagnare, puoi scrivermi direttamente dalla pagina contatti:
👉 https://beatricelencioni.it/pages/contact

Per chi sta cercando proprio un primo passo concreto, esiste anche la possibilità di un colloquio online gratuito di orientamento, pensato per capire se questo tipo di percorso è adatto a te, fare domande e ascoltare insieme di cosa hai davvero bisogno:
👉 https://beatricelencioni.it/pages/colloquio-online-gratuito

Se dentro di te sta nascendo un basta così

A volte il momento in cui riprendi in mano la tua vita non è spettacolare. Non è il trasloco in un’altra città, il cambio di lavoro, il colpo di scena.

È un “basta così” sussurrato la sera, sul divano. È la consapevolezza che non puoi più continuare a ignorarti.

Da lì nascono scelte piccole ma decisive:

  • prendersi sul serio quando ci si sente stanchi;
  • smettere di minimizzare il proprio dolore;
  • dare valore alle proprie emozioni invece di giudicarle.

Riprendere in mano la propria vita non è un’operazione perfetta. È un processo fatto di avanzamenti e di passi indietro, di giorni in cui ti senti forte e giorni in cui vorresti solo rimetterti sotto le coperte.

La buona notizia è che non devi farlo in solitudine. Puoi farti accompagnare, puoi farti ascoltare, puoi darti il permesso di costruire una vita che ti assomigli, anche se oggi ti sembra lontana.

FAQ come riprendere in mano la propria vita

Quanto tempo ci vuole per riprendere in mano la propria vita?

Non esiste un tempo uguale per tutti. Per alcune persone i primi cambiamenti arrivano in poche settimane, per altre servono mesi. Non si tratta di “guarire” una volta per tutte, ma di costruire un modo nuovo di stare nella propria vita, un passo alla volta.

E se mi sento troppo stanca anche solo per iniziare?

Allora il primo passo può essere molto piccolo: una telefonata, un messaggio, una singola seduta di confronto. Non servono grandi energie per cominciare; spesso è il sentirsi ascoltati e compresi a ridare un po’ di forza per proseguire.

Come faccio a non sentirmi in colpa se inizio a pensare di più a me?

Il senso di colpa è normale quando inizi a spostare il focus da “devo accontentare tutti” a “ho diritto di stare bene anch’io”. Nel counseling si lavora proprio su questo: distinguere tra egoismo e sana cura di sé, imparare che dire “no” agli altri, a volte, è dire “sì” alla tua vita.

Ho già provato a cambiare, ma torno sempre al punto di partenza. A cosa serve riprovarci?

Ogni tentativo ti ha insegnato qualcosa, anche se non ha portato al risultato che speravi. La differenza, questa volta, può essere non farlo da sola, ma con uno spazio strutturato in cui capire meglio i tuoi schemi, i tuoi automatismi e costruire strategie più adatte a te.

Il counseling è solo per chi ha “problemi gravi”?

No. Il counseling relazionale è per chi sente un disagio, una fatica, una confusione nelle relazioni con se stesso o con gli altri e desidera maggiore consapevolezza e strumenti pratici per stare meglio. Anche il desiderio di “riprendere in mano la propria vita” è un motivo più che valido per chiedere supporto.

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Se leggendo ti sei ritrovata in qualche passaggio e senti che è il momento di iniziare a riprendere in mano la tua vita, puoi fare un primo passo semplice: contattarmi, fare domande, raccontarmi cosa stai attraversando. Da lì, insieme, potremo capire qual è il prossimo passo giusto per te.

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