Postura ed emozioni | Beatrice Lencioni Counselor

Ogni postura riflette ciò che sentiamo dentro

Beatrice Lencioni

C’è un linguaggio che tutti parliamo, ma di cui spesso non siamo consapevoli: il linguaggio del corpo. Non ha bisogno di parole, non usa frasi elaborate né discorsi ben strutturati. È un linguaggio silenzioso che si manifesta attraverso gesti, espressioni e soprattutto attraverso la postura. Ogni volta che incrociamo le braccia, che ci rannicchiamo su una sedia o che camminiamo a testa alta, stiamo raccontando agli altri — e a noi stessi — qualcosa del nostro mondo interiore.

La postura non è mai un dettaglio secondario: riflette i nostri stati emotivi, il modo in cui ci sentiamo nel momento presente e, spesso, anche il nostro vissuto più profondo. Pensiamo a quando ci ritroviamo in una stanza affollata, circondati da sconosciuti. Senza rendercene conto, restringiamo il corpo, accorciamo i movimenti, abbassiamo le spalle e cerchiamo di occupare meno spazio possibile. È un modo istintivo di proteggerci, di ritagliarci un margine sicuro in mezzo al caos.

In altre situazioni, invece, ci apriamo naturalmente. Quando ci sentiamo accolti, rilassati, in fiducia, le braccia si distendono, la schiena si raddrizza e lo sguardo si apre. Senza accorgercene, il corpo diventa la fotografia del nostro stato emotivo.


Lo spazio che occupiamo: segnale silenzioso di come stiamo

C’è un legame strettissimo tra il nostro sistema motorio e il nostro mondo emotivo. Non è solo una questione estetica o di portamento: il modo in cui stiamo “nel mondo” si traduce nel modo in cui occupiamo lo spazio.

Una persona che si sente sicura tende a occupare con naturalezza il proprio spazio vitale, mantenendo un equilibrio tra sé e gli altri. Al contrario, chi si sente insicuro o minacciato restringe i movimenti, si chiude, come se il corpo cercasse di diventare invisibile.

La postura, in questo senso, diventa un messaggio che inviamo non soltanto agli altri, ma prima di tutto a noi stessi. Il corpo registra e amplifica quello che sentiamo dentro: se siamo tesi, la muscolatura si irrigidisce; se siamo sereni, i movimenti diventano fluidi e spontanei.

Pensiamo a quando saliamo su un autobus affollato: istintivamente ci stringiamo, riducendo il nostro spazio al minimo indispensabile. È una reazione automatica, che ci aiuta a “sopravvivere” alla situazione, ma che ci mostra anche quanto il corpo si adatti al nostro vissuto emotivo.


Quando il corpo amplifica il malessere

C’è un aspetto meno evidente, ma fondamentale: la postura non solo riflette come ci sentiamo, ma può anche alimentare ciò che stiamo vivendo. Restare piegati su noi stessi, rannicchiati, con lo sguardo rivolto verso il basso, significa inviare al cervello un messaggio preciso: “sto soffrendo, sono fragile, non ho forza”.

Alcuni studi posturologici hanno dimostrato che assumere una posizione eretta e aperta, anche per pochi minuti, riduce la percezione del dolore fisico e aiuta a recuperare fiducia in sé. Al contrario, mantenere a lungo posture chiuse o contratte crea un feedback negativo che può amplificare malessere e tristezza.

Quante volte, durante un momento difficile, ci siamo sentiti dire: “dai, sorridi, andrà meglio”? In realtà non è questione di forzare un sorriso, ma di permettere al corpo di non aggiungere peso a quello che già portiamo dentro. Una postura aperta, un respiro profondo, uno sguardo che si alza verso l’orizzonte sono già passi concreti per alleggerire il cuore.

La postura diventa così un ponte tra emozioni e percezioni: modificandola, possiamo spezzare il circolo vizioso che ci trascina giù.


Cambiare posizione per cambiare prospettiva

Immaginiamo di trovarci in una giornata particolarmente dura. Ci sentiamo sopraffatti, i pensieri negativi si accavallano e il corpo si chiude quasi a volerci proteggere. In quel momento, decidere consapevolmente di alzarsi, raddrizzare la schiena e camminare con passi decisi non cancellerà i problemi, ma potrà cambiare il nostro modo di affrontarli.

Il corpo e la mente sono intrecciati come due fili di uno stesso tessuto: se muoviamo il corpo in una direzione, inevitabilmente anche la mente lo seguirà. È lo stesso principio che si ritrova in pratiche come la meditazione camminata, lo yoga o la mindfulness: portare attenzione al corpo significa prendersi cura anche della parte più invisibile, quella emotiva.

Non si tratta di indossare una maschera, ma di imparare a usare il corpo come strumento di sostegno. Un gesto semplice, come aprire le spalle o respirare profondamente, può ridare energia e aiutare a guardare la realtà con occhi diversi.


Il linguaggio non verbale nelle relazioni

La postura non influenza solo noi stessi, ma anche le relazioni con gli altri. Quando ci presentiamo con un corpo chiuso, gli altri percepiscono distanza, diffidenza o insicurezza. Al contrario, una postura aperta comunica disponibilità, ascolto e fiducia.

Incontri quotidiani come una riunione di lavoro, una cena in famiglia o un appuntamento con un amico diventano occasioni in cui il corpo parla per noi. Non sempre le parole bastano a raccontare quello che proviamo: il corpo, con il suo linguaggio silenzioso, dice spesso molto di più.

A volte, durante un colloquio, ho visto persone entrare con le spalle curve, lo sguardo basso, le mani strette tra loro. Nel corso del dialogo, quando iniziavano a sentirsi accolte e comprese, il corpo cambiava: la schiena si raddrizzava, il respiro si allargava, gli occhi trovavano di nuovo l’orizzonte. È come se, finalmente, ci si desse il permesso di esistere nello spazio senza paura.

Questo ci ricorda che la postura non è solo un fatto personale: è un modo di comunicare, di entrare in relazione, di dire agli altri “ci sono e sono presente”.


Accogliere se stessi anche attraverso il corpo

Diventare consapevoli della nostra postura significa anche imparare ad accogliere noi stessi. Non è un esercizio di estetica, ma un atto di cura e di rispetto verso ciò che siamo.

Accogliere il corpo, con i suoi movimenti e i suoi segnali, vuol dire riconoscere che non siamo fatti solo di pensieri o di emozioni astratte: siamo anche carne, ossa, respiro. Il corpo è il nostro primo alleato, il compagno che ci accompagna in ogni esperienza.

Può essere un gesto piccolo ma potente: al mattino, prima di affrontare la giornata, prendersi un minuto per ascoltare come si sta. Sentire se le spalle sono tese, se il respiro è corto, se la postura è chiusa. E, a partire da quella consapevolezza, scegliere un movimento diverso: aprire il petto, respirare a fondo, camminare con un passo più sicuro.

È così che il corpo diventa un luogo di riconciliazione, uno spazio in cui le emozioni trovano voce senza bisogno di parole.

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Il corpo come bussola interiore

Ogni postura racconta una storia. A volte è la storia di una fatica che ci pesa sulle spalle, altre volte è la leggerezza di un momento di gioia. Il corpo è una bussola che ci orienta, ci ricorda dove siamo e come stiamo davvero.

Prendersi cura della postura significa prendersi cura di sé, imparando a non lasciare che il corpo amplifichi la sofferenza, ma che diventi piuttosto un alleato nel cammino verso l’equilibrio.

In fondo, cambiare postura non vuol dire fingere di essere qualcun altro, ma permettersi di essere pienamente se stessi. E forse, proprio lì, sta il primo passo verso una vita più autentica e serena.

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