Forza di volontà per superare l'inconscio

La forza di volontà da sola non basta: l’inconscio vince, se non lo conosci

Beatrice Lencioni

Introduzione: quando la volontà sembra inutile

Ci sono momenti in cui ti guardi allo specchio e ti chiedi: “Perché non riesco a farlo? Perché, nonostante tutte le mie buone intenzioni, mi trovo sempre al punto di partenza?”.
Ho provato anch’io questa sensazione più volte nella vita. Ricordo una volta in cui avevo deciso con tutte le mie forze di cambiare una certa abitudine che mi pesava addosso da anni. Avevo pianificato tutto: orari, strategie, persino piccole ricompense per ogni traguardo. Eppure, dopo qualche settimana, mi sono ritrovata a ripetere gli stessi vecchi comportamenti.

Quella volta mi sono detta: “Forse non ho abbastanza forza di volontà”. Ma col tempo ho capito che non era vero. La forza di volontà non mancava, semplicemente stava combattendo contro un nemico invisibile: le mie convinzioni inconsce. E in quello scontro, la parte razionale di noi perde quasi sempre.


Perché la forza di volontà non basta

La forza di volontà è come il timone di una barca: ti permette di orientarti e di puntare verso una direzione. Ma se le correnti sotto la superficie vanno nella direzione opposta, il timone da solo non può vincere. Quelle correnti sono l’inconscio.

L’inconscio è quella parte della nostra mente che custodisce ricordi, emozioni, convinzioni e schemi che non percepiamo chiaramente, ma che influenzano ogni nostra scelta. La mente razionale decide “Voglio smettere di fare X” o “Voglio iniziare a fare Y”, ma l’inconscio, se percepisce che questo cambiamento mette a rischio la sua idea di sicurezza, farà di tutto per riportarti alla situazione precedente.

Ecco perché puoi impegnarti giorno e notte su un obiettivo, ma se una parte di te – nascosta e silenziosa – non lo approva, sarà solo questione di tempo prima che tu molli.


Le convinzioni inconsce: il sabotatore silenzioso

Le convinzioni inconsce sono come radici sotterranee. Non le vedi, ma condizionano la crescita dell’albero che c’è sopra. Sono frasi, idee, interpretazioni che abbiamo imparato da piccoli o che abbiamo assorbito senza rendercene conto.

Per esempio, se da bambina o bambino hai percepito che “mostrare le proprie emozioni è segno di debolezza”, potresti ritrovarti, da adulto, a trattenere sempre quello che provi, anche quando razionalmente vorresti aprirti. Oppure, se hai interiorizzato che “non merito più di tanto”, ogni volta che proverai a migliorare la tua vita troverai un ostacolo invisibile, come se qualcosa ti riportasse indietro.

Queste convinzioni agiscono come programmi in background. Tu dici: “Voglio correre una maratona”. Loro rispondono: “Non sei una persona sportiva, lascia perdere”. Tu non senti questa frase nella testa, ma la percepisci sotto forma di demotivazione, procrastinazione, autoboicottaggio.


I benefici nascosti della sofferenza

Lo so, a prima vista sembra assurdo: chi mai vorrebbe rimanere in una condizione di sofferenza? Eppure, spesso lo facciamo. Non perché siamo masochisti, ma perché quella sofferenza ci offre qualcosa che non vogliamo perdere.

Ti faccio un esempio semplice: una persona che lamenta costantemente di essere stanca del proprio lavoro, ma non fa nulla per cambiarlo, forse trova in quel lavoro una sicurezza economica che teme di perdere, o una certa identità (“sono una persona affidabile, stabile”) che teme di mettere in discussione.

A volte, restare in una situazione che ci fa male significa evitare la fatica di affrontare l’ignoto. Significa restare dove sappiamo come muoverci, anche se non siamo felici. E fino a quando non riconosceremo questi benefici nascosti, continueremo a sentirci bloccati.


Portare le convinzioni alla luce

Il primo passo per liberarsi da questi blocchi è riconoscere cosa ci stiamo raccontando senza saperlo. Un buon esercizio è chiedersi: “Per me fare X significa…”.

Prova a riempire quello spazio con tutto ciò che ti viene in mente. Ad esempio: “Per me dire di no significa deludere gli altri” oppure “Per me prendermi cura di me significa essere egoista”. Non giudicare quello che esce: annotalo e basta.

Quando metti nero su bianco queste frasi, inizi a vedere il filo invisibile che lega le tue azioni alla tua storia interiore. E puoi cominciare a chiederti: “È davvero così? O è una convinzione che ho ereditato e che posso lasciare andare?”.

Questa esplorazione richiede onestà, pazienza e, a volte, un sostegno esterno. Parlare con qualcuno che sappia ascoltare e porre le domande giuste può aiutarti a scoprire ciò che, da solo, faresti fatica a vedere.


L’alleanza tra consapevolezza e volontà

Quando porti alla luce le convinzioni che ti bloccano, qualcosa cambia. Non perché improvvisamente diventi immune alle difficoltà, ma perché la tua forza di volontà non deve più lottare contro un nemico invisibile.

È come passare dal remare controcorrente al remare con la corrente: la fatica è la stessa, ma il risultato è completamente diverso. La tua volontà diventa un’energia che si muove nella stessa direzione della tua parte inconscia.

Da quel momento, ogni passo che fai è sostenuto da una base solida. Non stai più forzando un cambiamento, lo stai creando dall’interno.


Un esempio concreto

Tempo fa ho seguito una persona che voleva smettere di rimandare continuamente l’inizio di un progetto creativo. Era convinta che il problema fosse la mancanza di autodisciplina. In realtà, scavando insieme, abbiamo scoperto che temeva di esporsi, di essere giudicata, di non essere “abbastanza” brava.

Una volta riconosciuta questa convinzione, non abbiamo lavorato sulla forza di volontà in senso stretto, ma sul dare un nuovo significato all’atto creativo: non più “mostrare al mondo se sono valida”, ma “esprimere quello che amo, indipendentemente dal giudizio”. Da lì, la motivazione è arrivata spontanea e ha iniziato a creare con naturalezza.


La forza di volontà come ultimo passo

Ecco perché dico che la forza di volontà è importante, ma va usata dopo aver fatto chiarezza. Se parti solo con lei, rischi di esaurirti presto. Se invece inizi dal comprendere cosa ti blocca e dal trasformare quelle convinzioni, la volontà diventa il motore finale, quello che ti porta fino in fondo.

Non si tratta di mollare o di dire “non ce la faccio”, ma di cambiare approccio. Di capire che il vero lavoro non è stringere i denti, ma aprire gli occhi.


E tu, da dove puoi iniziare?

Se ti riconosci in queste parole, sappi che non sei sola e non sei solo. Non è un difetto tuo, né una debolezza. È un meccanismo naturale della mente.
Puoi iniziare a lavorarci già oggi: dedica qualche minuto a scrivere cosa significa per te cambiare un certo comportamento. Poi rileggi e chiediti: “Questa convinzione mi serve ancora?”.

Se vuoi approfondire questo percorso, puoi dare uno sguardo alla pagina principale del mio sito dove troverai molti spunti di riflessione e risorse utili.
E se desideri un confronto diretto, puoi contattarmi attraverso la pagina dei contatti oppure prenotare un colloquio gratuito online per iniziare a lavorare insieme sui tuoi blocchi e trasformarli in punti di forza.

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