Difficoltà a fidarsi degli altri | Beatrice Lencioni

Difficoltà a fidarsi degli altri: quando il passato frena il presente

Beatrice Lencioni

Un viaggio tra delusioni, silenzi e il coraggio di riaprire il cuore

Ti è mai capitato di non riuscire a fidarti, anche quando una persona ti ha dimostrato mille volte di esserci? Di sentire dentro un freno che non riesci a spiegare, come se qualcosa ti tenesse ancorato al passato, impedendoti di vivere davvero il presente?

È un sentimento più diffuso di quanto pensiamo. E spesso non è colpa di nessuno. È solo la conseguenza di tante piccole ferite, che col tempo hanno imparato a costruirsi un’armatura. Armatura che protegge, sì, ma che isola. E che alla lunga pesa.

Io ne ho incontrate tante, di persone così. In fondo, anche io lo sono stata.

La ferita che non si vede: quando il cuore si chiude

C'è una ferita che non sanguina, non lascia lividi visibili, eppure riesce a segnare profondamente la nostra vita: è quella lasciata da chi ci ha deluso quando meno ce lo aspettavamo.

Penso a Chiara, una ragazza che ha imparato molto presto a non fidarsi. Cresciuta con un padre presente a intermittenza e una madre assente emotivamente, ha imparato a cavarsela da sola. Ma quella "forza" che tutti le riconoscevano era anche la sua prigione. Non chiedeva mai aiuto. Non si appoggiava a nessuno. E quando qualcuno cercava di avvicinarsi troppo, alzava un muro alto fatto di ironia e distanza.

Il problema è che, quando chiudi fuori il dolore, rischi di chiudere anche l’amore.

Fiducia e vulnerabilità: due parole che camminano insieme

Fidarsi vuol dire, in fondo, concedersi. Offrire una parte fragile di sé a qualcuno. Ed è proprio lì che la paura si annida: “E se mi ferisce? E se se ne approfitta? E se sparisce?”

Capita spesso che, dopo essere stati delusi, iniziamo a interpretare la vulnerabilità come una debolezza da evitare. Ma la verità è un’altra: è proprio nel permettersi di essere vulnerabili che si crea la connessione autentica.

La fiducia non è mai cieca. È un atto coraggioso. E si può scegliere, a poco a poco, anche dopo che è stata tradita.

Le radici della sfiducia: quando tutto parte da lontano

Molti dei nostri blocchi non nascono nel presente. Affondano le radici in esperienze passate, spesso lontane. A volte basta un genitore imprevedibile, un’insegnante che ha fatto sentire inadeguati, un’amicizia che ha voltato le spalle nel momento sbagliato.

E così, quel bambino che una volta si è sentito non visto, oggi è un adulto che si chiede se può davvero contare su qualcuno. Anche senza rendersene conto.

Parlarne non è accusare nessuno. È iniziare a dare un senso. Perché se capisco da dove arriva quel nodo, posso iniziare a scioglierlo. E a vivere, finalmente, nel mio tempo presente.

I segnali nascosti: come si manifesta la difficoltà a fidarsi

A volte la sfiducia non si presenta come chiusura. Anzi. Ci sono persone che sembrano sempre disponibili, gentili, accoglienti. Ma sotto c’è un tentativo — spesso inconsapevole — di controllare tutto, pur di non essere feriti.

Altre volte, invece, la sfiducia si esprime nel cambiare continuamente relazioni, amici, città. Non appena qualcosa si fa troppo profondo, ci si ritira. Come se l’intimità fosse un luogo pericoloso.

Non esiste un modo giusto o sbagliato di reagire. Ma esiste un momento in cui queste strategie iniziano a diventare scomode. Faticose. E allora è tempo di guardarle con gentilezza e chiedersi: “Mi stanno ancora proteggendo o mi stanno bloccando?”

Le maschere che indossiamo per proteggerci

Ci sono maschere che sembrano sorrisi, ma che in realtà coprono cicatrici. C'è chi finge indifferenza, chi si mostra sempre forte, chi usa l’ironia per non andare a fondo. Ma queste maschere, per quanto ci facciano sentire al sicuro, rischiano di diventare muri tra noi e gli altri.

Prendiamo Marco, ad esempio. Sempre il primo a sdrammatizzare, a far ridere tutti. Eppure, ogni volta che una relazione si faceva seria, si tirava indietro. "Non ho tempo", diceva. Ma la verità era un'altra: temeva di essere lasciato. Come era successo quando aveva solo otto anni, e sua madre era partita senza spiegazioni.

Quando ci rendiamo conto che stiamo recitando un ruolo, possiamo scegliere di toglierci la maschera. E tornare a respirare davvero.

Quando il controllo diventa una prigione

Chi ha sofferto, spesso cerca di avere tutto sotto controllo. Le parole, le emozioni, le relazioni. Ma la vita non è fatta per essere controllata. È fatta per essere vissuta. Anche con i suoi imprevisti.

Il bisogno di controllo nasce dal desiderio di sentirsi al sicuro. Ma è una sicurezza apparente. Perché nel tentativo di controllare tutto, finiamo per vivere poco. E male.

Lasciare andare non significa esporsi al pericolo, ma aprirsi alla possibilità. E spesso, nelle possibilità, c’è più bellezza di quanto ci aspettassimo.

E se fosse solo paura? Il bisogno di protezione che blocca l’apertura

Sotto ogni fatica a fidarsi c’è quasi sempre una paura. Non sempre consapevole. A volte è la paura di non essere abbastanza. Altre, quella di essere dimenticati. Altre ancora, quella di dare tutto e ricevere il nulla.

Queste paure sono legittime. Vanno ascoltate. Ma non possono diventare giudici delle nostre relazioni.

Riconoscere la paura non è arrendersi. È il primo passo per attraversarla. Con dolcezza. Con presenza. E, magari, con qualcuno accanto.

Riscoprire il coraggio di fidarsi: non tutto il passato merita il potere che ha

Il passato ha avuto il suo tempo. Ma non deve per forza governare il presente.

Fidarsi di nuovo non significa dimenticare ciò che è accaduto. Significa riconoscere che possiamo essere persone diverse, con scelte diverse. Possiamo imparare a scegliere a chi dare fiducia, e come. Possiamo imparare a osservare, ascoltare, intuire. Senza annullarci.

E ogni piccolo passo, ogni relazione in cui ci sentiamo accolti, può essere una goccia che scava la pietra del passato. E ci insegna che sì, possiamo ricominciare.

Se senti che è arrivato il momento di fare quel primo passo, puoi trovare ispirazione su beatricelencioni.it.

Un passo alla volta: come iniziare a sciogliere il nodo della fiducia

Non serve fare rivoluzioni. A volte basta una domanda, detta ad alta voce. Basta uno sguardo che non giudica. Basta sentire che non si è soli.

Ritrovare la fiducia è un processo. Fatto di tentativi, cadute, silenzi, piccoli successi. Ma è possibile. Ed è tuo il diritto di provarci.

Se senti che potresti aver bisogno di uno spazio in cui raccontarti, puoi scrivermi direttamente. Anche solo per capire da dove partire.

Il valore di un colloquio accogliente, senza giudizio

Ci sono conversazioni che cambiano la direzione di una giornata. O, a volte, di una vita.

Avere uno spazio in cui sentirsi ascoltati — davvero, senza diagnosi, senza etichette — può fare la differenza. Un luogo in cui non si viene aggiustati, ma accolti. Dove puoi restare intero, anche nei tuoi dubbi.

Se vuoi concederti questa possibilità, puoi prenotare un colloquio gratuito. È il tuo spazio. Senza impegno, senza forzature.

Fidarsi di nuovo, senza dimenticare se stessi

Fidarsi non è un obbligo. Non è neanche un dovere morale. È una possibilità. E come tutte le possibilità, richiede scelta, ascolto e tempo.

Non tutti meritano la tua fiducia. Ma neanche tutti sono qui per ferirti. C’è chi sa custodire, chi sa rispettare, chi sa esserci. E tu puoi imparare a riconoscerli. A sceglierli.

Il passato ha lasciato i suoi segni, ma non è detto che debba scrivere il finale della storia. A volte, basta ricominciare da un semplice gesto: restare. Anche solo un po’ più aperti, un po’ più consapevoli.

E magari, prima o poi, fidarsi di nuovo. Ma stavolta… anche di te.

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