
Personalità evitante: quando la paura del giudizio ci allontana dagli altri
Beatrice LencioniCondividi
Ciao,
scrivo queste parole pensando proprio a te. A te che forse, a tratti, ti senti come se stessi vivendo sempre un passo indietro. A te che vorresti partecipare, parlare, essere nel mondo con gli altri… ma qualcosa ti trattiene. Non è che non vuoi. È che non riesci.
Forse ti è capitato di ricevere un invito e sentirti felice per un attimo, ma poi cominciare a pensare che lì non sarai a tuo agio, che dirai qualcosa di strano, che ti guarderanno, che ti giudicheranno. Così alla fine, quell’invito lo declini. E ogni volta che lo fai, una parte di te si sente sollevata, mentre un’altra parte si chiude ancora un po’ di più.
Potresti non sapere neanche come chiamarlo questo tuo modo di sentire, ma probabilmente dentro di te lo vivi come una fatica costante. Desideri relazioni autentiche, sogni connessioni profonde, ma poi ti ritrovi spesso ad allontanarti da chi potrebbe offrirti proprio quello che cerchi. E questo crea una contraddizione dolorosa, perché ti senti solo/a ma non riesci ad avvicinarti.
Voglio dirti che non sei sbagliatə.
Quello che vivi non è frutto di debolezza o pigrizia. È il risultato di tante esperienze che nel tempo hanno costruito dentro di te un paesaggio delicato, fatto di sensibilità, attenzione, ma anche di paura. Magari da piccolə hai imparato che non era sicuro mostrarti come sei. Forse qualcuno ti ha fatto sentire ridicolə, o ha reso il tuo sentire qualcosa da correggere. Oppure sei cresciutə in ambienti dove si doveva “fare bella figura” a tutti i costi, e ora ti ritrovi a misurare ogni parola come se fosse un esame.
Sei diventatə bravə a leggere le persone, a intuire l’umore degli altri, ad accorgerti di cose che sfuggono alla maggior parte. Ma sei anche diventatə bravə a nasconderti, a dire “sto bene” quando dentro tremi, a non chiedere mai troppo per paura di essere di troppo.
A volte, la timidezza che mostri agli occhi degli altri è solo la punta di un iceberg molto più profondo: un’intera struttura interiore costruita per proteggerti da ciò che potrebbe ferirti. Ma questa armatura, se indossata troppo a lungo, comincia a stringere. E forse tu ora ti senti proprio così: protettə, ma anche prigionierə.
Non sei l’unicə. Molte persone vivono qualcosa di simile: un desiderio ardente di essere visti, capiti, accolti... e allo stesso tempo una paura altrettanto potente di essere giudicati, rifiutati, respinti. È una tensione interiore che consuma, perché sembra che qualunque cosa tu faccia, perdi sempre qualcosa.
Ma vedi, questo modo di stare al mondo non è inciso nella pietra. Non è una condanna. È un pezzo della tua storia. E come tutte le storie, può cambiare rotta.
Una cosa che ho imparato accompagnando tante persone nel loro cammino interiore è che il primo vero passo non è “guarire” o “risolvere”, ma vedersi con più gentilezza. Riconoscere che se oggi tendi ad evitare certe situazioni, è perché un tempo hai imparato che era il modo più sicuro per non soffrire. Solo che oggi sei cresciutə, e forse sei prontə a provare qualcosa di diverso, poco per volta, con i tuoi tempi.
Non serve buttarsi in mezzo a un gruppo urlante per dimostrare coraggio. Basta, a volte, restare in una stanza con qualcunə e riuscire a dire: “ho paura”. Basta permettersi di restare anche se ci si sente a disagio. Basta accorgersi di quanti pensieri critici ti attraversano ogni volta che ti esponi… e decidere di non credergli tutti.
Ci sono strade per cominciare a respirare di nuovo nelle relazioni. Percorsi fatti di piccoli gesti, nuove esperienze, contesti sicuri. E se senti che da solə è troppo difficile, sappi che non è debolezza chiedere supporto. Al contrario, è un atto di profonda forza e rispetto verso te stessə.
Io sono qui proprio per questo. Il mio lavoro non è “aggiustare” nessuno, ma camminare accanto a chi vuole conoscersi meglio e provare a vivere con più libertà interiore. Se ti riconosci in queste parole, sappi che possiamo incontrarci. Anche solo per parlare, senza impegno. Sul mio sito trovi tutte le informazioni (qui puoi partire), oppure scrivimi direttamente (qui trovi i contatti).
Nessun cambiamento vero nasce dal giudizio. Nasce piuttosto dall’incontro: con sé stessə, con chi sa ascoltare, con chi ci fa sentire che possiamo restare, anche se tremiamo.
Ti abbraccio con rispetto e delicatezza,
Beatrice